Claudio Nembrini

Articolo: di Claudio Nembrini, Radio Svizzera di Lingua Italiana, 1995:

“Varie artiste qualificate hanno avuto e hanno quale tappa decisiva per la vita il Ticino. Alcune per nascita, come Anita Spinelli, altre per scelta. Non di rado, hanno lasciato un segno decisivo della loro attività anche in là negli anni; si pensi alla Pospisilova, alla Forster, a qualche altra. Questa loro straordinaria, vitale tenuta sta per essere emulata da altre loro colleghe e tra queste Erminia Fritsche e Ivy Ungaretti.

L’85.enne Fritsche ha una lunga storia alle spalle: dalla formazione iniziale a Zurigo, “a bottega” dai pittori post-impressionisti Hummel e Max Gübler, al soggiorno parigino (con la frequentazione della Grande Chaumière), alle circostanze dolorose che sono all’origine della sua partenza per il Ticino da Zurigo: la scomparsa della madre, la malattia, la solitudine, le difficoltà sociali: è straniera (il padre morto subito era austriaco), e si è in pieno clima prebellico, con l’ascesa di Hitler al potere e il successivo scoppio della Seconda guerra mondiale. Sono avvenimenti che incidono sulla sua sensibilità, anche se l’artista non si lascia travolgere: un filtro a volte ironico, sembra fermarli, attutirne l’impatto. C’è una vena classica nell’arte della Frirsche che si coniuga con l’irruenza espressionista, che pure è decisiva nella sua formazione. Non sono i fatti immediati ad avere il sopravvento (anche se il racconto sorregge la sua pittura), quanto una sorta di quieto, domestico monumentalismo, che deriva da un originale incontro tra la misura espressionista e il Novecento italiano, di Sironi, di Funi, di certo Carrà. La materia è più tedesca, più rigida nella disposizione e nelle scelte cromatiche; l’impianto più italiano, più vicino alla staticità metafisica passata al Novecento da Valori Plastici. Ed è anche più ricettiva, la sua opera, della pratica dell’affresco, delle semplificazioni che ne discendono, e che alimentano, attraverso le stilizzazioni simboliche, la costruzione delle forme, gli equilibri di luce e colore che rendono originale la sua opera.”