Carlo Emanuele Bugatti

Nota di Carlo Emanuele Bugatti:

Nella mia casa editrice, anche per la posizione geografica l’estate è la stagione degli incontri. Mentre i collaboratori invernali, poeti e scrittori, attuano la diaspora estiva con sconcertante puntualità e fervore di preparativi, giungono con giornaliera e matematica frequenza gli artisti. Sono artisti di ogni parte d’Europa, con i quali ho collaborato e tenuto corrispondenza talora per anni.

Questi incontri mi sollecitano per la proposta delle più diverse esperienze. Però, dirò la verità, mi riesce difficile tenere memoria dei volti, che mi scorrono davanti quotidianamente con sequenza anche un poco impressionante. Si confondono per la somiglianza delle matrici somatiche e culturali. Per la costanza delle proposte. Vi è qualche eccezione al procedimento. È il caso di Erminia Fritsche. Facendo tappa ad Ascona, sede di imbarco per la Grecia, ella ha voluto visitare la casa editrice per materializzare una collaborazione iniziata con la pubblicazione di una sua opera e della sua biografia sul mio libro “Guida all’Arte Europea”. Ciò che fa eccezione in Erminia Fritsche non è tanto la personalità, pure qualificante, assai schiva e modesta quanto l’improvviso illuminarsi dei suoi occhi quando la conversazione raggiunge i temi più vivi, le radici profonde dell’arte. In quel rapido accendersi dello sguardo riconosci il segno di un amore, mai sopito, per l’arte ed insieme un’intelligenza viva ed acuta dei fenomeni estetici e culturali. Il suo fervore lega l’attenzione, emoziona, convince assai più dei manifesti estetici che gli artisti sono soliti propormi con ficcante loquacità. Il suo entusiasmo ti fa sentire l’arte ancora viva, ancora necessaria. Si, l’arte come elemento primario. Alla vita indispensabile come l’acqua, come l’aria. Produttiva come la terra. Certo, in tempi irti, è una sensazione dissueta.

Dopo quell’incontro, breve e neppure segnato di molte parole, ho avuto necessità di riconsiderare l’opera di Erminia Fritsche.

È stato agevole riconoscere nella sua produzione il risultato di una esperienza artistica ricca di fervori, caratterizzata da una dedizione totale all’arte. La matrice linguistica è quella espressionista (di scuola austriaca), rigorosamente verificata in un progressivo intimo procedimento di chiarificazione e di adeguamento, ma arricchita anche da vibrazioni poetiche che addolciscono il segno.

E la poesia è nelle opere della Fritsche un guizzo di luce (simile a quello che ho visto passare nei suoi occhi). Un guizzo di luce che motiva una dedizione di vita, che nobilita un esercizio assiduo talora anche fisicamente faticoso.”